Il profumo delle aste in Cedro

La strada che si percorre in Oregon per andare dalla sede della BLACKTAIL a quella della ROSE CITY offre uno scenario indimenticabile! (purchè si presti attenzione al pericolo deigli enormi cervi Elk che possono attraversare la strada…

Il Port Orford Cedar e’ la pianta preferita per la realizzazione di frecce di legno, vale la pena raccontare la sua storia. Per farlo dobbiamo ambientarci nello stato dell’Oregon che deve la maggior parte della sua storia al commercio di legname.

Intanto diciamo subito che non e’ un cedro (cominciamo bene…). Veniva chiamato così’ nella sua zona nativa nel sud dell’Oregon (e nord California), vicino a Port Orford. Li venne scoperto, alla meta’ del 1800 e importato in Scozia dove venne coltivato nella serra di un certo Lawson, da cui il nome scientifico usato in Europa: CIPRESSO DI LAWSON, che lo rese popolare per i giardini Inglesi. Il Port Orford Cedar, come noi continueremo a chiamarlo, (abbreviato in POC per gli amici) e’ una conifera sempreverde della famiglia dei cipressi. La sua zona originaria si estende dal sud dell’Oregon al nord della California e, oltreoceano al Giappone e Taiwan.

Le sue particolarità sono di crescere dritta anche fino oltre 60 metri di altezza e di avere un legno particolarmente resistente (vorrei vedere voi a restare in piedi, alti 60 metri con i venti oceanici dell’Oregon senza rompervi…).

Il profumo intenso e inconfondibile che sentite quando si rompe una freccia e’ dovuto alla resina molto particolare che mantiene il legno al giusto grado di elasticità’ anche quando stagionato per tempi incredibilmente lunghi. Credo sia proprio grazie a questa resina che il POC e’ considerato il più’ duraturo e resistente tra tutti i legni “teneri” del mondo.

Questo piacevolissimo profumo, oltre che profumare la casa, sembra tenga lontano le tarme dagli armadi (ora sapete cosa fare con le frecce rotte). Queste caratteristiche lo resero preziosissimo per la costruzione delle parti nobili di navi o di palazzi nel mondo occidentale. 

Dall’altra parte dell’oceano Pacifico, in Giappone, veniva chiamato Hinoki e si era conquistato un posto d’onore nella simbologia Buddista e Zen, non solo a causa delle sue meravigliose caratteristiche di durata e resistenza ma sicuramente anche per il profumo che gli conferiva degli alti valori spirituali. I buddisti pensavano (e pensano) che questo legno portasse fortuna ed era indispensabile per realizzare oggetti sacri e templi. Almeno la trave principale del tetto di casa doveva essere in questa essenza se si voleva avere una vita fortunata. Ancora oggi si usa realizzare una freccia in POC all’inizio di ogni anno su cui scrivere i propri desideri e propositi per l’anno entrante.

Questo fatto porto’ il POC vicino all’estinzione in Giappone e i commercianti di legname del sol levante cominciarono ad inviare navi in Oregon dove tagliare le rigogliose foreste per poi lavorare il legname sulle navi durante il viaggio di rientro. Cio’ lasciava con un “palmo di naso” le falegnamerie nazionali. Considerando anche che i Giapponesi non godevano di grande simpatia negli Stati Uniti, soprattutto nella costa Pacifica dopo il fattaccio di Pearl Arbour. Si poteva immaginare che, prima o poi, un modo per proteggere la risorsa locale si sarebbe trovato…

Eccoci arrivati ai tempi nostri:

Io cominciai ad importare le rinomate aste di POC, alla fine degli anni 80, dalla ditta ACME (si il nome e’ proprio lo stesso della ditta dove il povero Willy Coyote acquista i suoi diabolici marchingegni per cercare di catturare l’inafferrabile Beep Beep…. no non credo la ditta fosse la stessa, forse era solo una burla..). Mi ricordo che,  il primo ordine arrivo’ spedito da un ufficio postale che avvolse completamente i pacchi con fogli di francobolli da un centesimo di ogni tipo. I cartoni erano talmente buffi che ne conservai uno appeso in casa per anni.

Qualche anno dopo la Rose City, diretta da Gerald Dishion (Jerry per gli amici) compro’ la ACME e la chiuse, prendendo così’ in mano il monopolio mondiale della produzione di aste per frecce in POC. La Rose City esisteva già’ dal 1932 e fu definitivamente acquistata da Jerry nel ’94 che vantava già’ una decennale esperienza nel settore dell’arcieria in qualità’ di costruttore di archi e frecce e di commerciante. Jerry si vanto’ subito di avere avuto il merito di far varare una legge locale che vieta l’esportazione del legno di POC dalle foreste in pezzi più’ lunghi di 82cm. (giusto la misura delle frecce). Questo condannava, finalmente, i giapponesi alle peggiori sventure senza travi del tetto in POC ma garantiva a noi arcieri un futuro pieno di frecce profumate!

La pubblicità che pubblicai sulla rivista Arco nei primissimi anni ’90 per diffondere le aste in Cedro Port Orford che importavo

All’inizio del 1991 le aste in POC diventarono difficilissime da avere. La Rose City era sempre in ritardo con le consegna e in Europa si cominciava a parlare di carenza del materiale. Diversi commercianti europei cercarono altre soluzioni. Personalmente, dopo aver fatto esperimenti con tutti i legni disponibili, scelsi il legno di HEMLOCK, una diversa conifera importata dal Canada, molto usata per serramenti nel nord Europa, che facevo lavorare da una falegnameria bergamasca. Era un’ottimo materiale e ci vinsi anche i mondiali in Australia. Era poco più leggero del POC (il che era un grande vantaggio) ma anche più fragile e i miei clienti continuavano a desiderare il vecchio buon POC.

L’Oregon non è molto lontano dal Colorado dove usavo passare la fine dell’estate per le mie avventure di caccia, così, nell’estate del 91, decisi di andare a vedere di persona cosa stava succedendo alle foreste di POC e alla Rose City. In compagnia di un amico che è un grande esperto di marketing aziendale, Bruno Piarulli, partimmo alla volta dell’Oregon per visitare Jerry e la sua azienda.

Jerry mi disse che la crisi di disponibilità’ delle sue aste, era dovuta solamente al ritorno dei Marines americani dalla prima guerra del Golfo (cosa c’entra penserete voi come pensai io…).Sembra che i comitati di accoglienza dei soldati abbiano avuto immediatamente bisogno di qualche milione di asticelle per fissarci le amate bandierine statunitensi da agitare in saluto alle truppe vittoriose. Questo mise in crisi la normale disponibilità di aste per quasi un’anno.

Io e Jerry Dishion ad annusare Cero Port Orford

Circa il mio timore di vedere esaurita la foresta di POC, Jerry mi disse che era impensabile. Mi fece salire sul suo gippone immenso e dopo una quarantina di chilometri di fuoristrada arrivammo in cima ad un monte dove mi disse la solita frase solenne… “fino dove vedi e’ tutto Port Orford Cedar per noi, per i nostri figli e per i figli dei nostri figli…. amen”.

Mi spiegò anche il segreto della sua produzione che non intaccava, assolutamente, il patrimonio boschivo di piante vive: Per avere il legname stagionato a puntino sarebbe necessario un tempo lunghissimo con costi di stoccaggio enormi e la soluzione e’ semplicissima.

Le sterminate foreste dell’Oregon, disabitate e allo stato totalmente selvaggio (per intenderci è lo stato dove hanno girato il film BALLA COI LUPI) si sviluppano con le stesse regole da millenni. Ogni centinaio di anni circa un incendio naturale uccide tutte le piante e tutto ricomincia da capo.

Entrando in una foresta potete stimare quando è avvenuto l’ultimo incendio dall’età delle piante vive. Ogni 10-20 metri c’è una pianta secca rimasta in piedi dopo l’ultimo incendio che, passando velocissimo sospinto dai venti oceanici, ha “tostato” la sua corteccia, lasciando il legno al suo interno integro a stagionare in un involucro traspirante perfetto che lo lascia essiccare lentamente. Basta togliere i primi 10 centimetri di carbone per ritrovare tutto il profumo del POC perfettamente stagionato da 50 – 100 anni. 

Le squadre di Jerry arrivano in elicottero, individuano la pianta secca, si fanno calare, imbragano la pianta, la tagliano alla base e l’elicottero la posta al punto di raccolta (dove siamo noi nella foto). Li verra’ tagliata in pezzi da 82 cm (a norma di legge appunto) e caricata sui camion che la porteranno alla Rose City per la lavorazione finale.

Ora avrete capito perché alcune aste hanno delle strane righine di fuliggine nera, sono quelle che io ritengo “più fortunate” e uso per le grandi occasioni.

L’orgoglioso racconto di Jerry continua dentro lo stabilimento dove i tronchi vengono ridotti a bacchette come le conosciamo, selezionate a mano una ad una da tre signore, per essere divise nei tre gruppi di scelta: PREMIUM, le migliori che io importo; SELECT, la seconda scelta ma ancora tirabili e le MILL RUN, il “come viene viene”.

In ultimo le aste vengono passate in uno spinereste industriale automatico che le seleziona per spine: Le PREMIUM in gruppi di 5 in 5 (35-40, 40-45, ecc) Le SELECT in gruppi di 10 e le MIL RUN non vengono spinate.

Ho provato ad avvicinarmi alla più anziana del gruppo, seduta di fronte ad una montagna di aste che ne prendeva una alla volta per esaminarle e suddividerle e le ho chiesto “Quante aste hai visto nella tua vita?” … ha riso per un bel po’…

Per avere una idea di quante aste la Rose City produca provate a pensare che solo io ne importavo 80.000 alla volta e che, come mi fecero notare negli uffici della Easton, il consumo di frecce di tutto il mondo rappresenta a malapena il 10% di quanto consumato negli USA….

L’estate 2011 sono tornato a visitare Jerry e la sua ditta con mio figlio Guglielmo di 12 anni che prima o poi erediterà la mia azienda ed è ora che ne conosca i dettagli. La novità di maggior rilievo era che Jerry aveva sposato la sua segretaria…. Per il resto tonnellate di legno stagionato che andavano e venivano in pezzi rigorosamente non più lunghi di 82cm, macchinari che tagliano e selezionano e montagne di scatoloni pronti da spedire in tutto il mondo. Il tutto avvolto nel solito splendido profumo.

Guglielmo Donadoni nell’ufficio della Rose City Archery con Jerry Dishion e Kate Dishion

Nel microscopico paesino di Mirtle Point è stato persino emozionante vedere la piccolissima agenzia della banca a cui ho inviato tutti quei dollari… Immancabile il museo sul taglio del legname.

Durante tutti questi anni Jerry ha cercato di affiancare alla produzione di aste anche altri articoli quali archi, cocche, ecc. ma sinceramente spero che continui solamente a fare ciò che gli riesce meglio…..

Le aste vengono prodotte in tre diametri: 5/16 di pollice = 8mm, 11/32 = 9mm e 23/64 = 9,18mm.

Il diametro più piccolo dovrebbe corrispondere a spine più morbidi e viceversa ma è difficile dire quali spine si otterranno da un determinato pezzo di legno. Fattori come la zona di crescita della pianta (versante al sole o all’ombra, terreno più o meno asciutto o roccioso ecc.), parte della pianta più vicina al centro o alla corteccia e anche i tempi e modalità di stagionatura ne influenzano l’elasticità finale. Perciò lo spine dell’asta si scoprirà solo durante la sua misurazione e può succedere che aste del diametro maggiore siano magari 35-40 di spine mentre da quelle da 5/16″ si ottenga anche il 55-60.

Guglielmo Donadoni dentro la RoceCity

Naturalmente le aste di diametro piccolo sono le più’ richieste perché più aerodinamiche ma non è detto che siano le più leggere, a parità di spine. Capita che spine rigidi nel diametro piccolo (molto richiesto) a volte non sia disponibile per lunghi periodi forse perchè la zona da cui stanno prelevando il legname non produce legno così rigido.

Il sistema di misurazione dello spine usato dalla ACME prima e dalla Rose City ora è abbastanza antiquato e inefficiente. Ho provato a parlarne con Jerry ma non ne ha voluto sapere di cambiare. Conoscendo la “staticità'” degli americano sui sistemi di misura posso capirlo.

Il sistema si basa sulle libre dell’arco per cui quella determinata asta è consigliata. Così le 35-40 sono “consigliate per archi di quei libraggi”. Ora, chiunque se ne intenda un pochino di archi sa bene che la cosa è assurda. La stessa asta può essere adatta ad archi di potenza molto diversa e il rapporto dipende da molti fattori: Tipo di arco, corda usata, lunghezza della freccia, allungo reale e peso della punta. La cosa più corretta sarebbe indicare semplicemente lo spine e lasciare che ognuno trovi il perfetto accoppiamento con il proprio arco senza farsi influenzare da quei numeri.

Presto ebbi l’idea di colorare la testa delle aste con una bomboletta spray prima di toglierle dallo scatolone cosicché ognuna resti marchiata con un colore caratteristico di un determinato spine. In parte per risolvere questo problema e anche per evitare che aste spostate per errore nel gruppo sbagliato possano essere confuse, Così da me e dai miei rivenditori troverete le aste ARGENTO, ARANCIO, MARRONI, ecc, che si riferiscono ai diversi spine.

Un’altra cosa di cui avevo cercato di convincere Jerry era quella di rendere riconoscibili le diverse scelte di qualità. Fare per esempio le PREMIUM mezzo centimetro più lunghe delle SELECT per evitare che qualche commerciante “furbone” possa vendere le une per le altre (come è capitato) ma non c’è stato modo di accontentarmi.

Da qualche anno, invece, sono disponibili aste più corte: 30 pollici invece di 32 ad un prezzo inferiore e questo solo perché ciò permette di sfruttare al meglio il legname in fase di lavorazione. Le aste da 30 sono di qualità identica e gli arcieri che non allungano più di 30 pollici (circa il 95% in Italia) possono risparmiare qualcosa.

Alla fine, per dare un giudizio oggettivo sulle aste in Port Orford Cedar (profumo e fortuna a parte) bisogna fare queste considerazioni:

Se siete tra quelli, come me, che non credono alla magia, dovete tenere ben presente che non esiste nessuna caratteristica in un materiale (sia esso legno, carbonio, alluminio o che altro) che possa fare andare una freccia meglio di un’altra al di fuori delle caratteristiche ben quantificabili e conosciute. Anche se spesso i commercianti tentano di convincerci del contrario….

Proverò ad elencare le caratteristiche da ricercare in un asta con i miei commenti (non necessariamente in questo ordine di importanza):

– LA DURATA: Questa caratteristica influenza più il portafoglio che il tiro e per questo l’ho messa al primo posto, dati i tempi… Mantenersi intatte e senza modificare le proprie caratteristiche col tempo è più facile per le aste in carbonio, tra quelle in legno sicuramente il POC è tra i migliori materiali. Mi sento di raccomandare una grande attenzione durante l’estrazione dai bersagli, soprattutto i 3d dove è facile stortare la freccia estraendola. A volte una freccia cambia il suo spine o diventa fragilissima dopo una estrazione tragica. Consiglio di non lasciate togliere le vostre frecce in legno da chi è abituato con il carbonio e con la sua resistenza. In fine, le aste che resteranno più facilmente dritte e durature sono quelle con le venature del legno più parallele e longitudinali all’asta.

– LO SPINE (o grado di flessibilità): Trovare lo spine giusto per il proprio arco e le proprie caratteristiche è di fondamentale importanza per goderci dei bei tiri. Purtroppo non esistono tabelle o numeri che ci possano aiutare seriamente ma solo dei semplicissimi test. La macchina che fa la selezione di spine alla Rose City è abbastanza raffinata ma occorre tenere presente che considera un range “da-a” e che, nonostante la stagionatura davvero eccezionale, alcune aste potrebbero modificare il proprio spine. Se vogliamo davvero fare i difficili è meglio dotarsi dell’attrezzatura necessaria per verificarlo: Spinetester ma, anche e soprattutto, bilancina di precisione. Scoprirete che, a parità di diametro, un diverso peso corrisponde quasi sempre a un diverso spine.

Diversi clienti mi suggeriscono di fare io una selezione manuale vendendo le aste così perfettamente selezionate ad un prezzo maggiore. Io consiglio sempre di acquistare più aste e farsi la selezione da soli, oltre che risparmiare, si potrà decidere di utilizzare le aste scartate per fluflu o altre frecce per tiri “da giochi rischiosi”.

In ultimo vorrei dire che lo spine non cambia ruotando l’asse dell’asta, sia nel senso delle venatura che in quello contrario e che nemmeno la verniciatura lo influenza sensibilmente

– IL PESO: Questo è un fattore importantissimo. Naturalmente chi caccia animali enormi preferisce frecce pesanti ma se non le usate a caccia è meglio che siano più leggere possibili. Tra i legni il POC è abbastanza leggero, sicuramente più del Cembro usato in Germania o di altri legni. Importantissimo verificare il peso delle frecce con la bilancina decidendo entro quali misure ritenerlo accettabile. Successivamente le frecce troppo leggere o pesanti possono essere corrette aggiungendo o togliendo peso alla punta (e alla cocca) per poter essere usate in allenamento.

– LA “DRITTEZZA”: La prima cosa che si guarda in un’asta ma è molto meno importante di quanto crediate. Anche una freccia con qualche piccola gobba può volare benissimo se ha il giusto spine. Inoltre piccole pieghe possono essere corrette con un po’ di pazienza. Con le aste in cedro PREMIUM credo che siamo ad un buon livello.

– IL COSTO: Questo è importantissimo, lo sapete gia’ e lo lascio giudicare a voi.

Questi sono i fattori da considerare quando si prende in esame un’asta, se vengono soddisfatti secondo la nostra personale lista, potrebbe essere di oro o di caucciù che andrebbe benissimo lo stesso. Io ritengo che queste in PORT ORFORD CEDAR siano davvero il miglior compromesso ottenibile dal legno. Se poi siete superstiziosi o buddisti, vi porteranno anche fortuna!

GOOD SHOOTING!!